Dopo la sconfitta elettorale alle elezioni Provinciali 2009
Ho esaminato il documento e con altrettanta attenzione ho ascoltato tutti
gli interventi; precise, oneste, puntuali le analisi della sconfitta. Ma non
ho percepito nelle proposte di soluzione quel segnale di discontinuità,
quell’inversione di marcia, quel forte segnale di cambiamento da tutti
auspicata.
L’insuccesso di questo partito non è stato solo elettorale, ma
anche di interpretazione dei cambiamenti epocali di natura economica, sociale,
culturale che attraversano tutte le società occidentali….
La competizione globale ci ha resi tutti più soli. Noi dovevamo trasformare
il PD in un luogo collettivo delle istanze, delle inquietudini, delle ansie
individuali che questi cambiamenti epocali provocano in ciascuno di noi. Noi
abbiamo risposto a queste domande con un partito leggero, liquido, poco più
di un comitato elettorale convocato a intermittenza, in ragione del susseguirsi
incalzante degli appuntamenti di voto, un partito a conduzione leaderistica:“un
uomo solo al comando, che detta la linea politica in diretta TV a “porta
a porta”. Scelta inopinatamente giustificata da una interpretazione
apparentemente coerente con quel percorso che affonda le sue ragioni storiche
nel processo di costruzione di una democrazia compiuta, dell’alternanza
bipolare lontana da quel sistema bloccato nella 1^ Repubblica, fondato sul
veto ad excludendum di metà della popolazione italiana, figli di un
dio minore. Il partito verticale, leaderistico e la vocazione maggioritaria
sembravano, dicevo, meglio interpretare questo processo di democratizzazione
della società italiana. Inoltre il successo elettorale del nostro avversario,
non solo “un uomo solo al comando”, ma addirittura l’unico
candidato dai consigli di quartiere al parlamento europeo pareva confermare
questo modello, che però non può essere il nostro, se non altro
perché saremmo sempre e comunque perdenti non possedendo la carica
comunicativa e la potenza di fuoco mediatico del nostro avversario….
Allora il segnale di cambiamento caro segretario deve essere quello di costruire
un partito orizzontale, che non è solo la pratica dell’ascolto,
ma la pratica della costruzione collettiva della linea politica. Se avessimo
reso tutti i militanti protagonisti, se avessimo potuto far emergere le idee,
le proposte, le competenze, le conoscenze puntuali dei territori….
Guardavo le circa 200 facce che seguivano attentamente il dibattito l’altro
ieri, e mi sono chiesta le ragioni che hanno spinto ciascuno di loro a iscriversi
a questo partito, ad affrontare sacrifici e trasferte non sempre agevoli,
a partecipare alle feste democratiche, parlo dei militanti, naturalmente.
E mi sono chiesta quanto li conosciamo, quanto sappiamo delle loro aspettative,
quanto delle loro idee, quanto delle loro competenze. Mi sono chiesto se questo
partito può permettersi di vedere sprecate tutte queste risorse, tutte
queste energie, tutte queste intelligenze. E’ da questa ricchezza che
bisogna partire, da una ricognizione puntuale, attenta di questo patrimonio,
delle disponibilità di tempo, di idee, di competenze. Abbiamo interpretato
la crisi del ponente con una visione provinciale e, permettetemi, persino
un po’ da bassa cucina incentrata sul solito annoso problema delle candidature.
Ma se avessimo costruito una rete orizzontale ripartita per forum tematici,
ad es. sul tema del turismo, del commercio, dei trasporti, delle risorse energetiche,
dello sviluppo, da costruire anche utilizzando i moderni strumenti informatici
la linea politica nascerebbe da ciascuno di noi e ognuno di noi sarebbe protagonista
e quindi responsabile….E allora potremmo finalmente permetterci di candidare
non col sistema del bilancino territoriale o di appartenenza, ma finalmente
gli uomini e le donne migliori, come abbiam fatto comunque candidando Miche
Boffa, ma facendo vivere ancora una volta questa scelta come una imposizione
verticistica. Un partito orizzontale è l’unico che può
garantire quel radicamento da tutti auspicato. Caro segretario scegliti pure
gli uomini e le donne di fiducia che ti affiancheranno e ti supporteranno
in questo processo: è una tua prerogativa. Ma il rinnovamento non si
fa chiamando con un altra etichetta un contenitore dove poi resta tutto uguale,
dai nomi all’impianto generale, con una promessa di ascolto in più,
ma poi decido solo io. Affida e decentra incarichi, favorisci la nascita dei
forum tematici, chiedendo a ciascun forum di incaricare un portavoce del gruppo
che verrà a relazionare al gruppo dirigente i risultati di quella ricerca
in incontri mirati e allegando i risultati per quel tema per quel territorio
alla linea politica del partito.