Sì, sono morto dal ridere
Ma non quando venne redatto il mio certificato di morte.
Certo quando il dottor Panzannanza mi piazzò lo specchietto davanti alla bocca per verificare la presenza di un respiro la superficie restò tersa e lucida come se Liliana, la serva , l’avesse appena lucidato.
Anche il battito cardiaco era praticamente impercettibile, ma lo sapevamo tutti che il Dottore era praticamente sordo.
Assenza di riflessi, flaccidità muscolare, e, ….mi vergogno a confessarlo, il rilasciamento degli sfinteri. Insomma mi ero cagato addosso.
Anche la temperatura non mi aiutava: era già scesa sui 24°. Ma come facevo a dire che mi era venuta una sincope a scoprire mia moglie con il postino? In realtà il postino non l’avevo visto, ma la sua bicicletta fuori dal cancello sì. Solo un confuso tramestio e mia moglie che mi viene incontro sventolandosi in vestaglia
Uffa , che caldo , oggi!
Me lo aveva detto il Dottor Panzannanza che dovevo stare attento, che dovevo evitare emozioni troppo forti. Ma come potevo evitarmi quel giorno di tornare a casa prima perché la Premiata Ditta S.B. & co. in cui lavoravo da 25 anni mi aveva licenziato in tronco per fallimento? Non ricevevano il pagamento delle fatture da parte del Comune ormai da 600 giorni.
Ora mi trovo al centro del letto matrimoniale, le mani incrociate intorno a un rosario, addosso il vestito buono, quello nell’armadio perchè non si sa mai e son sempre pronti i guai.
Non posso fare niente, ma almeno mi godo la scena tra le ciglia socchiuse che fanno dire a tutti:
Oh! Sembra vivo, sembra che ti guardi, che voglia dirti qualcosa.
(Brutta stronza, sono vivo, e vorrei tanto dirti di andare a fanculo.)
Era quell’antipatica della vicina di sopra che si lamentava sempre per lo strusciare delle ciabatte sul pavimento.
(Ma come cazzo fai a sentire dal piano di sopra le mie ciabatte?)
E Olga, mia moglie, mi imponeva le pattine.
A proposito ecco che fa il suo ingresso trionfale. Non si ventila più, ma un grosso fazzoletto sulla bocca le copre metà del viso e non so se sotto sotto non stia ridendo. Devo dire però che la sua entrèe in scena è stata da attrice consumata di commedia dell’arte.
Giacomino (sono io), Giacomino, perchè mi hai lasciata? Cosa farò senza di te? (Lo so cosa farai brutta baldracca, e lo sa anche il postino e forse il macellaio, l’arrotino, e se ci penso bene l’idraulico, che pagavo profumatamente per i numerosi interventi urgenti. Ora lo so di quali interventi avevi bisogno).
Ora non la vedo più. Ah, si è lasciata platealmente cadere in terra. Il postino, il macellaio, l’idraulico la sollevano, l’appoggiano sul divano finto Le Corbusier modello Plakksta dell’Ikea.
Sono tutt’intorno, la ventilano, la rincuorano. Si riprende.
Si avvicina al mio letto, si butta su di me
Non posso vivere senza di te! - si dispera.
E allora muori, brutta troia! – Gli urlo raccogliendo tutte le forze.
Trambusto, svenimenti, mia moglie resta paralizzata in un ghigno disumano e non riprende più conoscenza morendo sul colpo.
E allora comincio a ridere, a ridere, a ridere fino a morire.
Ma muoio contento.


Angelica Lubrano 2010

 

MORIRE DAL RIDERE