Lia sistemò i piatti in lavastoviglie. “Anche questa sera”.
Aveva un’espressione buffa con le sopracciglia alzate, le labbra atteggiate
in uno sbuffo che tuttavia non si dava la pena di esplodere.
Sbirciò in soggiorno. Suo marito stava scompostamente seduto sul bracciolo
di una poltrona, il capo abbandonato all’indietro, il telecomando in
mano, davanti alla tv spenta. Aspettava l’inizio de “L’ultimo
imperatore”, che avrebbe rivisto per l’ennesima volta. In tutta
la sera non aveva pronunciato che un: “Tutto bene?”, entrando
in casa. Poi entrambi avevano ripreso i propri pensieri senza chiedersi di
quelli dell’altro. Lei aveva solo buttato lì: “Ha chiamato
tua sorella, dice se sabato andiamo al mare”. Le aveva laconicamente
risposto: “Hm, dovremmo partire all’alba, vorrei dormire un po’
”. Eh già, l’hobby preferito di Amedeo.
Lia cercò nella tasca della vestaglia l’accendino e le sigarette
e scivolò in giardino comunicando con voce inespressiva: “Vado
fuori a fumare”.
Sì che lo sapeva che il fumo uccide “Ma vi sono cose che uccidono
altrettanto, senza regalare le sensazioni uniche del fumo”, pensava.
Ora ad esempio; già superare la porta finestra la faceva sentire libera,
padrona di se stessa, era una rivincita sulla noia, la solitudine, la sensazione
di trovarsi così, a quarantasei anni e nulla fra le mani: una figlia
chiusa nella propria adolescenza, un marito che non sentiva più nemmeno
amico. Accese con calma e si sedette sul dondolo, guardando gli oleandri nel
pieno della fioritura. Aspirò una prima boccata: “Ossigeno, dicano
quello che vogliono”.
“Buona sera! Se la gusta così è impossibile possa farle
male!” Disse una bella voce maschile che non poteva provenire dai suoi
pensieri. Si volse verso il giardino dell’appartamento accanto.
“Dino Vietri, suo nuovo vicino e lei?”. La bocca era allegramente
schiusa su una folla disordinata di denti; gli occhi, non particolarmente
belli, stavano maliziosi ai lati di un naso importante. Lia liberò
una nuvoletta di fumo e in mente le apparve la fascinosa immagine di Greta
Garbo.
“Sono Lia, é il mio momento di pace di fine giornata”.
“La invidio; io non so fumare, non per salutismo, solo che questo piacere
non é mai entrato a far parte delle mie debolezze”. Alzò
le spalle e scosse i ricci biondi facendo l’occhiolino.
Lia gli sorrise dicendosi che sapeva far il miglior uso delle poche cose belle
che aveva, per riuscire più attraente. “Non sono orgogliosa del
mio vizio, ma rimando sempre di pormi il problema”, disse sottintendendo
di averne di più pressanti. “Se vuole riprovare, le offro una
sigaretta delle mie”.
Dino tese una mano lunghissima e fumarono assieme commentando, finché
lui convenne ammiccante che l’esperienza era stata migliore delle precedenti
e che doveva sdebitarsi..
Lia si stupì di quell’impertinenza, si conoscevano appena. Era
un ingenuo o era un furbacchione?
Rientrò in casa allegra: la stanchezza era svanita e si mise a stirare
le camicie di Amedeo che la guardò senza vederla e riprese a seguire
le battute del suo film, dormicchiando a tratti.
Per alcuni giorni il vicino sparì, ma una sera, uscendo in giardino,
Lia scorse in quello accanto una giovane bellissima donna. Istintivamente
rientrò svelta in casa per non farsi vedere.
Ma il giovedì, eccolo di nuovo! “Chi si vede!” bisbigliò
la donna, cercando di non sembrare troppo contenta e di muoversi con naturalezza
nella tuta viola presa in prestito dalla figlia.
“Buona sera, Fumatrice Saggia”. Le sorrideva maliziosamente. “Fa
più fresco questa sera, perché non entriamo da me per bere qualcosa
di buono?”
Lei sgranò gli occhi nel buio ormai quasi completo della sera. Le sembrò
strano non tanto emozionarsi per la sfacciataggine dell’uomo, ma il
fatto di pensare che avrebbe potuto accettare.
Disse solo: “Ma c’è la ringhiera!” E poi: “La
tua ragazza mi prenderà per pazza!”
“Mia moglie, dici? La conosci? No, questa sera è fuori per lavoro
e poi si fa i fatti suoi”.
“Io però devo avvertire mio marito”. “Dai, solo pochi
minuti..”
Pochi minuti! Era volata via l’ora più pazza e spregiudicata
della sua vita!
Entrati nel suo salotto, Dino aveva riempito due bicchieri, ma non avevano
bevuto perchè subito l’aveva baciata, mentre sussurrava: “Mi
piaci tanto, speravo che avresti capito, la vita va colta al volo, senza perdere
alcuna emozione. Appena ti ho osservata fumare ho saputo che ci somigliamo”
Lia era stupefatta per le sensazioni bellissime e violente che la invadevano.
E lui non era neppure bello! Ma aveva modi così intriganti! La stava
spogliando velocemente, faceva correre le mani dovunque, senza dolcezza, eppure
delicatamente. La imprigionò contro la parete, mentre diceva: “Non
finire.. non finire..” Poi la trascinò con sé sul tappeto
a forma di papavero.
Lei non parlava, ma lo assecondava con naturalezza. Affioravano deboli scrupoli,
annientati quasi subito da un sentimento di felicità. Quando si guardarono
in viso, lo sentì estraneo, ma lui l’abbracciò e disse
che era stato bello, che c’erano modi di amare, tanti modi di essere
fedeli.
Lei registrò il messaggio, rimandando il riuscire a capire. Rientrò
camminando come una sonnambula, Amedeo mormorò: “Si stava bene
fuori! Io vado..” e si avviò verso la camera da letto trascinando
le infradito sul parquet.
“Mai un’osservazione acuta. Meno male, però, questa volta”.
Si dedicò ai propri pensieri.
La mattina dopo tornò più volte in giardino come a cercare una
spiegazione all’accaduto. Aveva vissuto quell’avventura con lo
stesso spirito con cui cercava libertà nel fumo. Ma lui? Che voleva
dire che una moglie bella e giovane “si fa i fatti suoi?”.
La sera raccolse i capelli e truccò gli occhi, deglutendo spesso e
cercando di respirare a fondo per fermare le palpitazioni, poi uscì
senza notare lo sguardo incuriosito di suo marito.
Nel giardino dei vicini erano comparsi arredi nuovi e un esotico gazebo bianco.
Seduta su una sdraio stava la moglie vestita di un caffetano che mandava preziosi
balenii. Sopraggiunse Dino con un vassoio verde mela sul quale spiccavano
grandi ballons tinta fuxia, decorati di frutta. Porse un bicchiere alla giovane
con un inchino e prese a baciarla con convinzione.
Lia fuggì in casa con l’assurda sensazione di aver subito un
tradimento. Il sabato mattina lasciò Amedeo a gustarsi la sua dormita
e si mise a riordinare. Il citofono gracchiò; pensò con fastidio
alla solita raccomandata e rispose di malavoglia: “Sì?”.
Ma invece della voce del postino le giunse la melodia di una canzone: “
…supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per
non farti invecchiare..”. “Ma chi è?” .
“Dino, no? Fumatrice Saggia e Timida. Battiato è per te. Perché
sei fuggita, ti avrei presentata!”,
Una rabbia improvvisa le chiuse la gola, mentre i pensieri si rincorrevano
velocissimi: “L’aveva vista, allora, la sera prima.. La carezza
di una canzone.. per non fare invecchiare chi? E l’esibizione del bacio
era dedicata alla moglie o a lei? ..ci sono tanti modi di amare e tanti di
fedeltà.. Come si permetteva di suonarle in casa? E se Amedeo ..?”
Trovò voce per dire: “Vado fuori a fumare” Riappese la
cornetta, si avviò al balcone della cucina e per poco non urtò
Amedeo che rientrava. Era sbarbato e sorridente e indossava jeans rossi. Lì
per lì non le sembrò neppure lui e sussultò. “Ehi!
Sono così brutto?”. Lia scoppiò in una risata, eccessiva
per la battuta, ma lui non lo notò e lei pensò: “Distratto
come al solito, ma oggi è simpatico”.
“Vado fuori a fumare”, risolse. Le posò una mano sul viso:
“Ho preparato toasts e spremuta fresca, caffé e latte con la
schiuma. È tutto lì fuori, sul tavolino, se vuoi. In giardino
non c’è più privacy.”
Lei rimase un attimo interdetta, esitò prima di rispondere, si guardò
la punta dei piedi come a sincerarsi di essere ben piantata a terra e con
voce allegra disse: “Meraviglioso! Sai che ti dico? Da oggi non fumo
più!”.
Simonetta Parasole