È un persona docile Emilia. Sposata da quindici anni, con due bambini:
Renzo di 12 e Angelo di 10 anni, entrambi fanatici del gioco del calcio che
del resto hanno ereditato dal padre.
Per Emilia il matrimonio non è quel dolce trantran fatto di bacetti,
tenerezze e grandi o piccoli progetti in comune, fatte salve le impreviste
trappole del caso... lei è la MOGLIE.
Il fatto è che Antonio, benché sia il suo coniuge... NON è
il MARITO: è l’uomo che si ritrova a letto, che lei accudisce
in tutto e per tutto come i figli; è il papà sempre allegro
che si porta i bambini al campetto e alla partita; è quello che porta
lo stipendio a casa; che aggiusta le piccole rogne domestiche; insomma: un
uomo in casa che, diciamolo, a volte fa pure comodo.
Ma il marito? quella persona con la quale alla sera dovresti scambiare due
parole, due coccole, potendo, col quale fare anche sogni ad occhi aperti,
che forse non si realizzeranno mai ma rendono migliore la vita?
Per Emilia questo aspetto del matrimonio risulta piuttosto oscuro. Forse è
lei che non sa coinvolgere Antonio in qualcosa che vada oltre l’uso
del telecomando TV; forse è lui che tutto preso dal lavoro e dal suo
ruolo di padre ha dimenticato di avere al fianco una persona con la quale
condividere qualcosa che esuli un po’ dal quotidiano... o forse la stanchezza
prende tutti e due e alla fine dimenticano di essere una coppia.
Eppure non potrebbe esserci famiglia migliore: lei tutto il giorno intenta
alle faccende di casa, ai problemi dei bambini, attenta a rispettare e far
rispettare i vari orari di scuola, ginnastica, studio, gioco. Lui oltre al
lavoro e alla famiglia si interessa un po’ di calcio, ha coinvolto pure
i ragazzini e così pensa di alleggerire un po’ la fatica di Emilia
portandoseli alla società sportiva.
Non ci sono neppure grosse discussione tra i due coniugi, ciascuno fa la propria
parte in maniera automatica, quasi militaresca.
A dire il vero Emilia sino a poco tempo fa trovava questo menage del tutto
normale, e pensandoci bene non avrebbe saputo dire cosa era che non funzionava.
Sì, forse si aspettava qualcosa di più dal matrimonio, ma i
bambini c’erano e non si potevano ignorare le loro necessità.
“Sei fortunata - le diceva la madre - tuo marito è un brav’uomo”.
“Sì - rispondeva - è vero, però ogni tanto potremmo
anche andarcene al cinema, o a teatro, da fidanzati lo facevamo tutte le settimane.”
“E i bambini? - ribatteva la mamma.
“Li portiamo con noi, che intanto imparano che c’è anche
dell’altro oltre al pallone”.
Non è che il problema fosse così importante, era il fatto di
non parlare più, di ignorare cosa succede fuori dalle mura domestiche.
Erano anni che non vedeva una mostra d’arte, che non seguiva un concerto,
che non andavano a fare shopping, magari senza comperare niente ma divertendosi
a guardare le vetrine e a chiedersi cosa avrebbero potuto fare di questo e
quell’oggetto.
È nelle piccole cose che si ritrova il gusto di sognare, fantasticare,
desiderare il mondo per poi trovarlo in un piccolo oggetto da due lire che
ti dia la sensazione di averci almeno provato.
Antonio è al lavoro, i bambini a scuola...
Emilia prende la sua decisione: si veste di tutto punto, con un po’
di civetteria e suona alla porta della mamma:
“Io esco, vado fuori a fumare!”
“Ma tu non fumi!”
“Davvero? Allora è tempo di cominciare!” e così
dicendo Emilia si accende una sigaretta e si incammina verso una mattinata
in città.
Guido De Marchi